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  Cecilia Capoccia - Lunedì 7 Febbraio 2011

 

Una voce di donna per rompere il silenzio

 

Il 13 febbraio prossimo si svolgerà una manifestazione per rivendicare “l’orgoglio femminile” in contrapposizione al degrado dell’immagine della donna diffusa in questi giorni, alla luce degli scandali di cui si è reso protagonista il Presidente del Consiglio.

Pensavo che scrivere qualcosa per manifestare il mio disgusto per ciò che si legge e si ascolta nei telegiornali fosse superfluo. Credevo fosse un sentimento condiviso dalla maggior parte delle donne, soprattutto di quelle come me, che alla soglia dei 60 anni, hanno potuto godere di conquiste in termini di libertà e dignità, merito le lotte sostenute da altre donne, negli anni ‘70, per tutte noi.

O per gli insegnamenti impartiti dai nostri genitori, per cui possiamo godere di ciò che abbiamo, perché conquistato senza scorciatoie e compromessi, ma con il sacrificio e l’impegno costante.

Ma da un discorso avuto con una mia coetanea, alla quale per scherzo suggerivo di andare ad “Arcore” per favorire la sua figliola appena laureata a trovare “un lavoro”, mi sono sentita rispondere un …”magari!”, con uno sguardo che tradiva il desiderio di infoltire l’harem di fanciulle dedite alla soddisfazione delle voglie del sultano.

In quel momento ho avuto la percezione netta dello stato di degrado in cui ormai siamo precipitati, e stare zitta contribuiva ad essere connivente dello sfascio morale.

La cultura che abbiamo assorbito in questi anni è quella “dell’apparire” e “dell’avere” come elementi cardine per avere reputazione e costruirsi una vita.

Ormai non interessa più di quali guai giudiziari il Presidente del Consiglio può essere accusato. L’atto di colpevolezza maggiore (senza essere bigotta) è la perdita di valori morali che attraverso le sue televisioni e i suoi comportamenti si è reso responsabile.

In nome di tutte le donne impegnate nella vita pubblica, nei partiti (destra e sinistra), nelle imprese, nel volontariato; per tutte le giovani che con sacrificio e costanza si dedicano allo studio pur con la prospettiva nera di non essere ricompensate con un lavoro degno dell’impegno profuso; per tutte quelle donne che sgobbano tra casa, figli, lavoro, è necessario che ognuna faccia sentire la propria voce per protestare, perché il silenzio è il pericolo maggiore e non si può più accettare questa umiliazione collettiva.

Mi piacerebbe che l’8 marzo nel Parlamento, le donne di destra e sinistra si mettessero al braccio un segno di lutto, perché mai come ora la dignità della donna è stata così calpestata.

 

P.S. A tutti gli uomini. Per il 13 febbraio o l’8 marzo chiedo di rompere il silenzio anche voi. Non è solo un “problema femminile”. Vi invito pertanto a mandare un messaggio privato o meglio pubblico, attraverso i siti web, alle vostre donne, madri, figlie, sorelle, compagne e mogli per dimostrare il vostro dissenso e la distanza da una cultura maschilista e machista che offende la vostra intelligenza e il vostro cuore.
 

Cecilia Capoccia

 

  Lorenzo Catamo - Lunedì 7 Febbraio 2011

 

Mi associo alle valutazioni morali espresse da Maria Cecilia Capoccia

 

Ho letto con estrema attenzione la lettera di Maria Cecilia Capoccia, seria professionista con la quale esiste un antico rapporto di stima reciproca, nonostante le idee politiche diametralmente opposte e dico subito che la condivido quasi per intero.

Aggiungo che per Berlusconi provo una profonda pietà perché, alla sua età, potrebbe smetterla di inseguire gonnelle e non nascondo che il letame sessuale che sta venendo a galla non mi fa piacere. Anche perché è risaputo che le mie convinzioni sono molto diverse, oltre ed al di là delle alleanze che privilegiano lo schieramento ma non il personaggio che lo rappresenta.

Certo non apprezzo l'accanimento dei giudici che, per quelle che sono le mie conoscenze giuridiche, stanno andando molto oltre i limiti che reati di siffatta specie posseggono naturalmente e credo, anche, che sia una operazione poco intelligente che non recherà molto vantaggio all'opposizione che dovrebbe trarne giovamento.

Detto questo, non posso che associarmi alle valutazioni morali che Maria Cecilia Capoccia esprime in maniera sconsolata. Personalmente non sono un femminista, ma ritengo che la donna sia elemento indispensabile ed insostituibile della società umana e che debba essere rispettata per la sua intelligenza e per la sua personalità.

Ma mi accorgo anche che tante ragazze (ma non solo ragazze) si affannano a farsi valutare per i centimetri di pelle che lasciano scoperta. E questo accade non solo nel mondo dello spettacolo, ma anche nella politica e nelle professioni. Dove e quando potevo, anch'io ho cercato di far comprendere che questo non era l'atteggiamento giusto, ma mi sono reso conto spesso che era fiato sprecato. Il degrado morale ormai imperante ha emancipato male anche la donna! E nello scandalo che ormai dilaga, non essendoci stata conclamata violenza carnale, è di tutta evidenza che vi sono state relazioni consenzienti.

E mi fa veramente pena pensare che ci siano delle belle ragazze che, per la smania di successo, hanno lo stomaco di accoppiarsi con vecchietti fisicamente ormai allo sfacelo
 

Lorenzo Catamo