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In tutta la narrativa scorrevole e
fluida nella forma, emerge la fervida fantasia della scrittrice non
priva del tutto di qualche elemento autobiografico. Molti
pensieri e considerazioni invitano a riflettere, rivelando una certa
profondità di pensiero tipica della nostra autrice salentina:
"Sarebbe bello che l'umanità possedesse ideali in cui credere con
fermezza, indirizzerebbe al meglio la ragione, le passioni, i
sentimenti. Le ali del pensiero volerebbero verso i confini della
giustizia e della pace".
E ancora: "E' bello pensare che domani
ci sarà il sole, anche se il sole è coperto di nuvole e io potrò
sorridere alla vita".
Ciò che attira ancora l'interesse del
lettore, non è solo la descrizione minuziosa delle fattezze
esteriori dei personaggi che ci sembra quasi di vedere davanti ai
nostri occhi, ma soprattutto l'analisi attenta delle caratteristiche
spirituali di ognuno di essi. E che dire, poi, dei paesaggi
salentini che fanno da sfondo alla narrazione? Predominante è il
mare nelle sue infinite sfumature, tranquillo, agitato, mentre
s'infrange nelle scogliere; il ciclo azzurro delle giornate serene e
quello delle notti stellate, il paesaggio del Salento "con i fico
d'india dalle pale lucide e carnose e dai frutti succulenti coperti
di setole pungenti", le località balneari, sempre attraenti
all'occhio del turista, perché uniche, di Santa Cesarea, di Castro,
di Porto Cesareo.
Non si può non spendere qualche
parola sul lessico di quest'opera. Inizialmente più schematico e più
essenziale, diventa, alla fine, ricco di sfumature, elegante e
appropriato: sembra quasi che l'autrice, inavvertitamente, andando
avanti nella narrazione, abbia fatto un lavoro di cesellatura, così
come il pittore perfeziona il suo quadro e lo fa parlare da sé.
Laura Borelli Maci |