di Ada Culazzo

Edizioni  BESA

"Libera di pensare"

di Ada Culazzo

 

dalla presentazione di Laura Borelli Maci:

 

Dopo una raccolta di poesie e a circa un anno di distanza dalla uscita del suo primo romanzo, Ada ne pubblica un secondo, il cui titolo "Libera di pensare" mi suggerisce, quasi di getto, un sottotitolo "Libera di volare" poiché l'autrice, libera nel pensiero e senza alcun condizionamento, si abbandona, con le ali della sua fantasia, a scavare nelle pieghe più riposte del suo cuore e a rivelarne al lettore i segreti più intimi.

Potremmo, dunque, definirlo anche un romanzo a sfondo psicologico e fortemente innovativo dal punto di vista della impostazione, dal momento che la narrazione non procede in forma tradizionale, ma attraverso lo scambio di messaggi tra i protagonisti che rendono il dialogo tra due persone vivo e vero come se fossero l'una di fronte all'altra.

Possiamo allora dire che protagonista vera del romanzo, in cui fantasia e realtà s intrecciano tanto da non percepire più, a un certo punto, dove finisce l'una e inizia l'altra, è "la voce" nelle sue molteplici modulazioni: remissiva e persuasiva, a volte; dolce e suadente, altre, ma anche fredda e distaccata a seconda dei momenti che caratterizzano l'evolversi della storia. Anzi, diciamo, duplice storia che si sviluppa intorno al personaggio principale: Lola.

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In tutta la narrativa scorrevole e fluida nella forma, emerge la fervida fantasia della scrittrice non priva del tutto di  qualche elemento autobiografico. Molti pensieri e considerazioni invitano a riflettere, rivelando una certa profondità di pensiero tipica della nostra autrice salentina: "Sarebbe bello che l'umanità possedesse ideali in cui credere con fermezza, indirizzerebbe al meglio la ragione, le passioni, i sentimenti. Le ali del pensiero volerebbero verso i confini della giustizia e della pace".

E ancora: "E' bello pensare che domani ci sarà il sole, anche se il sole è coperto di nuvole e io potrò sorridere alla vita".

Ciò che attira ancora l'interesse del lettore, non è solo la descrizione minuziosa delle fattezze esteriori dei personaggi che ci sembra quasi di vedere davanti ai nostri occhi, ma soprattutto l'analisi attenta delle caratteristiche spirituali di ognuno di essi. E che dire, poi, dei paesaggi salentini che fanno da sfondo alla narrazione? Predominante è il mare nelle sue infinite sfumature, tranquillo, agitato, mentre s'infrange nelle scogliere; il ciclo azzurro delle giornate serene e quello delle notti stellate, il paesaggio del Salento "con i fico d'india dalle pale lucide e carnose e dai frutti succulenti coperti di setole pungenti", le località balneari, sempre attraenti all'occhio del turista, perché uniche, di Santa Cesarea, di Castro, di Porto Cesareo.

Non si può non spendere qualche parola sul lessico di quest'opera. Inizialmente più schematico e più essenziale, diventa, alla fine, ricco di sfumature, elegante e appropriato: sembra quasi che l'autrice, inavvertitamente, andando avanti nella narrazione, abbia fatto un lavoro di cesellatura, così come il pittore perfeziona il suo quadro e lo fa parlare da sé.

Laura Borelli Maci